Angioplastica Percutanea: cos’è e come si esegue
Angioplastica Percutanea: cos’è e come si esegue – E’ una tecnica mini-invasiva con la quale è possibile eliminare, o almeno limitare, i restringimenti del calibro vasale. I restringimenti (stenosi) solitamente sono legati alla presenza di placche aterosclerotiche, ma anche ai trombi o alcuni processi infiammatori che conducono alla riduzione del calibro dei vasi sanguigni. Quando parliamo di stenosi vasale, il passaggio del flusso sanguigno è bloccato, per questo motivo è necessario, per evitare problematiche anche gravi, ripristinare il flusso sanguigno con la dilatazione del lume ostruito.
L’angioplastica è la tecnica più diffusa che può, in diversi casi, sostituirsi al tradizionale intervento chirurgico, ed essere seguita in anestesia locale. Nella maggior parte dei casi, dunque, l’angioplastica percutanea risulta essere l’alternativa sicura e anche più efficace alla terapia chirurgica.
L’Angioplastica Percutanea è una tecnica di vascolarizzazione che si esegue tramite la dilatazione dei restringimenti coronarici (stenosi) delle arterie che in questo caso sono costituiti da accumuli di colesterolo, tessuto cicatriziale e cellule infiammatorie.
A livello delle lesioni che devono essere trattate, vengono introdotti dei cateteri che montano un palloncino che viene gonfiato e, che va a comprimere e rompere l’accumulo di materiali indesiderati. In questo modo, quindi, il flusso coronarico viene ripristinato e normalizzato.
Naturalmente come ogni altro intervento chirurgico, anche l’angioplastica percutanea presenta dei rischi, che possono essere limitati sia prima che dopo la procedura, tramite l’assunzione di medicinali come calcioeparina e aspirina, che vanno a prevenire i fenomeni trombotici.
È possibile anche che l’angioplastica provochi danni a carico della parete dei vasi sanguigni, oppure che vi sia una restenosi vasale durante i mesi successivi alla dilatazione.
La gran parte dei limiti, quindi, possono essere superati con l’introduzione degli stent, protesi in metallo nudo, che restano ferme alla parete vascolare impedendo un ulteriore restringimento. Il più delle volte l’adesione alla parete del vaso è spontanea, ma in alcuni casi c’è bisogno della pressione esercitata dal palloncino.
Tra le varie tecniche c’è anche quella dell’asportazione del materiale aterosclerotico della placca con un tagliente scorrevole che viene inserito in un involucro cilindrico fenestrato, che si fa aderire all’ateroma mediante il gonfiaggio del palloncino. Questa procedura, che viene chiamata aterectomia direzionale, ha il compito di rimuovere il materiale indesiderato, polverizzando la placca. In questo modo, al vaso viene restituito il suo adeguato diametro.