Lotta alla ludopatia, le mosse del governo
Quanto valgono le slot machine in Italia?
È tema fortemente dibattuto e delicato quello delle slot machine presenti ormai in moltissimi bar ed anche tabaccherie delle nostre città. Parliamo di circa 400mila macchine installate in tutto il Paese.
Da un lato infatti, ci riferiamo ad un settore – quello dei giochi d’azzardo che va dai gratta e vinci ai videopoker – oggetto di specifiche quanto costose concessioni statali, che frutta ogni anno un giro d’affari che genera cifre da capogiro. Per lo Stato, per le società concessionarie e per tutti quei privati coinvolti a titolo diretto ed indiretto in questo lucroso business. Basti pensare che da anni, le società concessionarie incassano ricavi multimilionari: nel solo 2015 il volume d’affari si é attestato ad 88 miliardi di euro, di cui 46 miliardi da slot machine e video poker, generando per le casse del’erario un incasso di 9 miliardi di euro.
Senza contare ovviamente l’indotto del settore, che deve considerare i posti di lavoro collegati al gioco legalizzato: amministrativi, impiegati commerciali e tecnici per la manutenzione delle slot machine.
Nonchè gli stessi titolari dei pubblici esercizi che ospitano le slot. Parliamo di una categoria – bar e tabaccherie in particolar modo – che negli ultimi anni ha sentito il morso della crisi e che ha dovuto “implementare ” la propria offerta alla clientela facendo “entrare” nei loro locali slot machine ed altri dispositivi di giochi a premio come Fruits ‘n Royals Cards, che, a detta di alcuni esercenti, consentirebbero di far quadrare i conti.
Chi é contrario alle slot machine
Quel che è certo é che non stiamo parlando solo di un gioco. In campo, dalla parte di chi sostiene la restrizione alla presenza delle slot machine nell nostre città, ci sono coloro che denunciano il problema della ludopatia. Vera e propria patologia sociale per la quale proprio le slot sono il principale indiziato messo sul banco degli imputati. Associazioni, spesso movimenti politici, Sindaci ed Amministratori locali: non sono pochi in Italia gli avversari del gioco legalizzato. Eppure non è una sfida per nulla facile. Lo sanno bene quei sindaci – nelle cronache recenti ha fatto più clamore di tutti il caso del Comune di Bergamo – dove le ordinanze dei Comuni interessati, hanno imposto delle rigide limitazioni alla diffusione di questi dispositivi. Distanza da luoghi sensibili come scuole ad esempio o fasce d’orario ben precise. È il caso appunto del Comune di Bergamo, che ha individuato tre fasce della giornata durante le quali viene imposto il divieto di giocare a qualsiasi gioco considerato d’azzardo. Gratta e vinci compresi. Ciò che più ha fatto scalpore, e che pone un forte condizionale sulla possibilità che questo tipo di iniziative possa avere successo in futuro, è stata la reazione da parte della Federazione Italiana Tabaccai, che ha citato il primo cittadino per il danno erarariale che a loro avviso sarebbe stato provocato dalla sua decisione.
Il progetto del Governo
Ma sul fronte politico non é questo l’unico caso. Oltre a diversi contenziosi ormai aperti in vari comuni italiani, é recente l’inziativa promossa dal Governo ed inserita nella nuova Legge di Stabilità su istanza della Conferenza Stato -regioni. La premessa posta é, che la diffusione di questi apparecchi ha generato un nuovo disagio sociale imponendo la necessità di un intervento che ne regolamenti la portata. Nel breve termine é previsto il divieto di installare slot machine e apparecchi simili all’interno di edicole, ristoranti, albergi, esercizi commerciali, stabilimenti balneari e circoli privati; e nel giro di tre anni di “farle uscire” da bar e tabaccherie che non provvederanno a creare delle apposite sale. L’obiettivo è ridurre del 30% il numero delle slot machine presenti nei locali pubblici. Interessante sarà capire nel breve periodo, se il provvedimento che punta a migliorare “la qualità” del gioco otterrà il risultato sperato, lasciando però invariate le entrate per lo Stato, o se invece ciò finirà per dover compensare i mancati introiti con l’inasprimento fiscale in altri settori.