Osteocondrosi

Osteocondrosi

Osteocondrosi- Con questo termine, osteocondrosi si identificano patologie delle articolazioni che sono spesso limitanti, insorgenti per lo più in età di accrescimento. In medicina sono raggruppate, a seconda della loro localizzazione, con diversi nomi derivanti dai medici e scienziati che per primi le hanno descritte nella specificità dell’articolazione colpita ma, a prescindere dal nome particolare, Morbo di…, alla base vi sono fondamentalmente i medesimi meccanismi patogenici. Rientrano nel settore delle malattie reumatiche.

Cosa è l’Osteocondrosi

Fino ad alcuni anni fa le Osteocondrosi venivano chiamate Osteocondriti, quindi se da diversi medici senti due termini diversi, non si tratta di diagnosi diverse ma della medesima malattia chiamata con il termine vecchio e con quello nuovo. Si tratta di una malattia che interessa uno o più nuclei epifisari (le epifisi sono le parti terminali delle ossa lunghe) o apofisari, ossia le escrescenze ossee su cui si fissano i tendini.

Non sono ancora ben note le cause ma quello che accomuna le varie forme di Osteocondrosi sono alterazioni necrotico-degenerative nell’area interessata. Gli scienziati formulano diverse ipotesi sulle cause ma quella che sembra maggiormente accreditata è un problema di irrorazione sanguigna , un infarto osseo, che porta i tessuti non irrorati alla necrosi o comunque ad un’alterazione accrescitiva.

Come si forma l’Osteocondrosi

Dalla nascita, anzi ancora prima della nascita, fino all’età di 18/20 anni, le ossa crescono e lo fanno attraverso i cosiddetti “nuclei di accrescimento”, le parti distali delle ossa che continuano a svilupparsi fino a quando, terminato il processo di crescita determinato dalle informazioni genetiche, in età adulta si consolidano calcificando .

Chiaramente, se in questa fase i vasi sanguigni che portano il sangue alle ossa, a questi nuclei di accrescimento, non funzionano, si occludono totalmente o parzialmente, si avrà un patimento delle parti ossee e cartilaginee che ricoprono le terminazioni ossee, fino anche alla morte delle cellule.

Da quanto detto è evidente che l’Osteocondrosi può colpire qualsiasi distretto corporeo in cui vi siano processi di accrescimento osseo.

Osteocondrosi del femore

Si tratta di una patologia, una osteocondrosi tra le più frequenti, definita per la prima volta da Perthes e per questo chiamata anche Morbo di Perthes. Colpisce prevalentemente i soggetti maschi tra i 4 e i 12 anni. La malattia va ad interessare soprattutto i capi ossei del femore, generalmente da un solo lato, raramente da entrambi.

La sua evoluzione è relativamente lenta, circa 1 anno prima di evidenziarsi completamente; l’evoluzione si suddivide in tre fasi:

  • Degenerativa con una degenerazione della cartilagine e l’evidenza di vasi trombizzati o stenotici.
  • La fase necrotica vede la morte delle cellule che non sono più adeguatamente irrorate.
  • Riparativa in cui l’organismo tenta di riparare il danno e il successo anche funzionale della riparazione è agevolato dall’intervento medico con maggiore successo quanto più è precoce.

Nei casi in cui non si instaura un trattamento si denota un appiattimento del capo osseo nel collo femorale, uno “schiacciamento a fungo” che evidentemente impedisce la funzione articolare.

Chiaramente il bambino colpito da Osteocondrosi del femore lamenterà dolore, accentuato dall’attività fisica, che si irradia fino al ginocchio e, tendendo naturalmente a caricare meno possibile sulla gamba dolente, zoppicherà. Si nota anche una tendenza alla rotazione esterna dell’arto.

Osteocondrite Vertebrale ed Osteocondrosi Dissecante

Abbiamo detto in premessa che a seconda della localizzazione l’Osteocondrosi assume diversi nomi e lo abbiamo confermato parlando del femore; se la localizzazione di questa patologia è la colonna vertebrale, viene chiamata Morbo di Scheuermann.

Questa si localizza a livello dei piani di cartilagine delle vertebre, spesso sulle vertebre dorsali. Spesso non dà sintomi dolorosi ma per compensare la scorretta posizione delle vertebre dorsali la colonna vertebrale assume un’anomala curvatura della porzione lombare.

Particolarmente utile in questi casi è la Fisioterapia che deve tendere ad una rieducazione posturale per tutto il periodo della crescita del ragazzo. Una diagnosi precoce e l’inizio altrettanto precoce del trattamento permette una correzione ma se si interviene quando ormai  i danni sono evidenti, il trattamento potrà solo puntare a limitare i danni e ad evitare un ulteriore peggioramento.

Osteocondrosi Dissecante

Il nome specifico è Morbo di Konig e consiste in una forma particolare di Osteocondrosi che, contrariamente alle altre che colpiscono giovani in accrescimento, può colpire anche adulti. Quasi sempre si riscontra una necrosi di una porzione della cartilagine, spesso a carico dell’articolazione del ginocchio o del femore ma si osservano anche localizzazioni al gomito e alla caviglia.

In realtà la necrosi interessa la parte spugnosa dell’osso al di sotto della cartilagine e si diffonde poi a quest’ultima nella porzione al di sopra della lesione ossea. La particolarità è che la parte di cartilagine necrotica si distacca e migra all’interno dell’articolazione, determinando un blocco della stessa. In particolare nel ginocchio si nota un’impossibilità nell’estensione dell’arto.

Come Curare l’Osteocondrosi: Trattamenti e Cure

La cura verte sul miglioramento del microcircolo sanguigno, a livello medico farmacologico e in somministrazione di antinfiammatori mentre per il dolore la persona colpita da Osteocondrosi può trarre beneficio da applicazioni di ghiaccio.

Un ruolo importante assumono i trattamenti fisioterapici con applicazioni di Laserterapia, Tecarterapia e Ultrasuoni. Nell’Osteocondrosi del femore il trattamento efficace consiste nell’applicazione di un tutore che, mantenendo divaricati gli arti, non consente il carico diretto sull’articolazione, molto simile a quello che si usa nei bambini piccoli in caso di sublussazione dell’anca.

Anche nel trattamento dell’osteocondrosi dissecante si usano gli stessi trattamenti ma se non risultassero risolutivi sulla funzionalità dell’arto, occorre un intervento chirurgico, in genere in artroscopia, per la rimozione del frammento vagante nell’articolazione e la stabilizzazione dell’articolazione stessa con l’applicazione di viti.

Dal momento che come abbiamo ripetutamente ribadito, spesso i migliori risultati si ottengono con la precocità della diagnosi e dell’inizio dei trattamenti, è importante non trascurare mai alcun segno di disagio del bambino e del ragazzo e rivolgersi prima possibile al medico per accertare le cause del problema denunciato.

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