Ricostruzione del legamento crociato

Ricostruzione del legamento crociato

Ricostruzione del legamento crociato – La rottura del legamento crociato anteriore è uno degli eventi più temuti dagli sportivi e deriva da una sollecitazione eccessiva dell’articolazione del ginocchio in senso laterale la cui forza supera quella di resistenza del legamento stesso.

Il legamento crociato anteriore è una struttura anatomica del ginocchio che unisce il femore alla tibia, le due ossa più lunghe della gamba e ha la funzione di dare stabilità all’articolazione, facendo scorrere correttamente tra loro le cartilagini che ricoprono i capi ossei reciproci.

Quando questo legamento si rompe l’unica soluzione possibile è quella chirurgica.

Questo dipende dal fatto che, a differenza dei legamenti laterali che sono vascolarizzati, il legamento crociato anteriore non lo è, con la conseguenza che viene meno la possibilità di autoriparazione.

L’intervento va eseguito nel minor tempo possibile dall’evento per avere i migliori risultati.

Se non si interviene, si va incontro ad una destabilizzazione dell’articolazione che porta ad una discesa del femore premendo contro la tibia e provocando uno sfregamento anomalo della cartilagine femorale, le cui conseguenze sono un precoce fenomeno artrosico e osteoartritico che gli anziani ben conoscono.

Le conseguenze, oltre che di lungo periodo, sono anche contingenti, dando difficoltà a salire le scale, camminare per più minuti e in ogni altra attività fisica che implichi l’uso della gamba.

L’intervento è rinviabile in pazienti anziani o affetti da gravi malattie poiché in questi soggetti sono più difficoltosi i percorsi riabilitativi.

L’intervento chirurgico di ricostruzione del legamento crociato anteriore viene eseguito in artroscopia, cioè senza l’apertura del ginocchio, soltanto attraverso due piccole incisioni laterali al ginocchio stesso.

La riparazione avviene ricavando un tendine dallo stesso paziente, solitamente un tendine rotuleo, ma si possono anche utilizzare legamenti ricavati da un paziente deceduto o sintetici; i chirurghi preferiscono utilizzare il tendine rotuleo del paziente medesimo che è più vitale, sicuro e resistente. Si parla , in questo caso, di trapianto autologo.

L’operazione, della durata di circa un’ora, inizia asportando il legamento danneggiato e prosegue praticando due piccoli fori sul femore e sulla tibia. Il terzo passo consiste nell’inserire il nuovo legamento inserendone i capi nei due piccoli fori praticati.

Infine i capi infilati in femore e tibia vengono fissati con piccole viti o con cambrie metalliche.

Una volta eseguito l’intervento chirurgico occorre tenere a riposo l’articolazione per un certo tempo, trascorso il quale può avere inizio il processo riabilitativo che è piuttosto impegnativo e graduale.

Si potrà tornare alle normali attività fisiche in un tempo medio, mentre la ripresa dell’ attività sportiva dovrà attendere tempi più lunghi, anche in relazione al tipo di attività.

Prima dell’avvento delle tecniche operatorie in artroscopia l’intervento avveniva “a cielo aperto”, con tempi di ospedalizzazione maggiori e rischi di infezioni conseguenti sicuramente più importanti della tecnica artroscopica.

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